Euro, la Spagna pesa sull’andamento

L’andamento dell’euro di quest’ultima settimana? In parte può essere ascritto alla situazione geopolitica spagnola che, in modo sensibile, affonda il conio dell’Unione. In molti pensano che questa debolezza non durerà, ma guardare brevemente alle cause può aiutare a capire come muoversi nell’immediato futuro.

Non è un mistero per nessuno che, soprattutto sulle piazze asiatiche, l’euro abbia recuperato buona parte degli svantaggi grazie al rialzo delle aspettative relative all’aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve entro la fine del 2017.  Questo, seguendo i dati macro Usa positivi ed i commenti favorevoli relativi ad un “inasprimento” dell’approccio alla finanza da parte della FED, ha portato gli investitori a rivedere le proprie previsioni al rialzo, favorendo una rafforzamento della moneta.

Intanto per la prima volta in sette anni, l’economia statunitense ha perso dei posti di lavoro a causa degli uragani Harvey e Irma, sebbene il tasso di disoccupazione sia diminuito e la crescita salariale abbia accelerato. Per ciò che concerne l’inflazione, gli analisti hanno stimato che sia necessario un aumento annuo del 3% annuo del salario orario medio per fare raggiungere l’obiettivo della Fed di una inflazione al 2 per cento, favorevole ad una corretta e competitiva politica dei tassi di interesse. Sarà possibile?

Intanto, sul breve termine, è necessario rimanere comunque cauti perché sebbene in molti abbiano ipotizzato l’arrivo del superdollaro con il calo della moneta unica, non è detto che la condizione possa arrivare a verificarsi. Il supereuro non è utile per la politica monetaria europea ma alcune contrattazioni in calo non possono di certo provare il cambio di rotta totale.