Forex, come si stanno comportando le banche centrali?

Ogni banca centrale è differente dalle altre, per via degli strumenti che utilizza e degli obiettivi che vuole perseguire. Ci sono banche poco interventiste, quali ad esempio la Banca centrale europea.

Ci sono banche celebri per il loro grado di autonomia, come la Federal Reserve Bank americana.

Spostandoci in Giappone, la BoJ è considerata una delle banche centrali meno accomodanti. Ma come si stanno comportando le banche centrali in relazione al mercato del Forex? Ce lo spiegano gli esperti:

A livello generale, si sta assistendo a un “rigurgito” della guerra delle valute. Lo scenario internazionale è compromesso da una cronica mancanza di liquidità e da una contrazione della domanda a livello mondiale. Oggi più che mai, occorre essere competitivi e il modo più semplice di esserlo è abbassare il valore della propria moneta. Il risvolto pratico di questo trend è la generale riduzione dei tassi di riferimento. Anche le economie emergenti, afflitte nel 2014 da un’inflazione galoppante, stanno cercando di abbassarli. La conseguenza di tutto ciò è una serie di sconvolgimenti nel forex. Il vento è cambiato e, per ora, a spuntarla è soprattutto l’euro sul dollaro. Il valore dell’Eur/Usd sta infatti rapidamente calando. Se un anno fa il rapporto si attestava sopra l’1,40 oggi si rischia di scendere sotto l’1,20. Tra le realtà “avanzate” a fare la voce grossa ultimamente è la Banca Centrale Europea. L’obiettivo è sconfiggere la deflazione e svalutare leggermente l’euro per imprimere una svolta positiva alle esportazioni, soluzione forse più efficace per salvare le imprese del Continente. Non stupisce, dunque, che il presidente Mario Draghi abbia “stirato” al massimo gli strumenti a sua disposizione. Il dato più importante riguarda i tassi di riferimento: attualmente sono ai livelli più bassi di sempre, 0.05.

Da non sottovalutare il comportamento della Fed, anche se esso non blocca il rafforzamento del biglietto verde. L’economia Usa mostra segnali di miglioramento, dunque si stanno abbandonando progressivamente le politiche monetaria accomodanti.