Lisbona manda in crisi l’euro

I conti pubblici del Portogallo sono ancora in bilico per cui è prevedibile che Bruxelles debba mettere nei progetti un secondo salvataggio. L’austerità dovrà essere allentata in attesa del giudizio di Standard&Poors su Lisbona. Il premier socialista portoghese Antonio Costa insieme a comunisti e socialisti, non è al sicuro. Da quindi giorni a questa parte, infatti, il governo di Lisbona pensa al salvataggio. Bisogna tenere a distanza questa ipotesi, visto che si sa già a cosa si va incontro.

I portoghesi che sono già stati salvati una volta, hanno avuto delle conseguenze importanti a livello sociale tra il 2011 e il 2015 quando l’amministrazione fu controllata dai famosi uomini neri che altri non erano se non dei rappresentanti di BCE, FMI, Unione Eurpea. Questa troika aveva il compito di vigilare sull’uso dei 78 miliardi di euro che erano stati concessi al Paese per evitare il default.

Adesso però la situazione è molto diversa rispetto a 5 anni fa e i conti pubblici sono in una situazione molto più complessa. Un altro aiuto finanziario europeo potrebbe avere delle conseguenze importanti anche a livello politico perché sono forti le pressioni dell’estrema sinistra. Repubblica.it fornisce un’interpretazione della situazione molto lucida

Il cammino intrapreso da Costa sembra proprio questo: smontare le riforme più dure varate dal centro-destra e restituire ai lavoratori portoghesi una parte dei sussidi che gli erano stati ritirati. Percorso pericoloso perché, nonostante il deficit sotto controllo (sarà inferiore al 2,5 per cento annuncia Costa, meno del 2,8 preteso da Bruxelles), il vero problema è quello del debito, che sfiora il 132 per cento del Pil, contro il 124,8 che l’esecutivo si era impegnato a raggiungere a fine anno.