I beni rifugio in crescita rispetto ai metalli industriali

Quando si investe in beni rifugio soprattutto nel momento in cui  i listini azionari sono sotto pressione, non bisogna stupirci se l’oro si trova di nuovo sui punti di resistenza. L’area 1.360/65 dollari l’oncia risulta infatti piuttosto cruciale per attendersi forti movimenti al rialzo in ottica di ripresa dei 1.400 dollari.I buoni volumi a sostegno di questa salita avvalorano le potenzialità di questo scenario e varrà davvero la pena di porre grande attenzione dal punto di vista operativo alle dinamiche di prezzo del metallo giallo. Ad ora quest’ultimo risente di fatto della mancanza di precisa direzionalità del dollaro americano, che però se terminasse la sua correzione in senso rialzista e tornasse a deprezzarsi, potrebbe di fatto spingere il gold verso buone e tecniche risalite.

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Clamoroso invece il ribasso del rame, passato nell’arco di tre giorni da una quotazione di 3,25 a minimi a 2,90. Il ribasso è stato indubbiamente favorito dagli scossoni sul mercato obbligazionario cinese che hanno alimentato le preoccupazioni degli investitori che hanno dismesso i forti investimenti in rame, in assoluto il metallo più utilizzato dalla comunità finanziaria cinese spiega Davide Marone di Ig; infatti, vaste quantità di rame importato da parte del gigante asiatico sono state usate come collaterale in operazioni di vasta portate tra banche ed intermediari finanziari cinesi.

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Difficile stimare lo scenario più prossimo per la sua price action, verosimilmente però prossima alla correzione; più interessanti le potenziali ripercussioni su valute come il dollaro australiano e neozelandese, di cui il rame è considerato spesso un forte anticipatore. A maggior ragione andrà seguita la decisione di politica monetaria da parte della Reserve Bank of New Zeland di questa sera che si inserisce in un calendario macroeconomico ancora piuttosto scarno.