Previsioni Saras esercizio 2012

Nel corso degli ultimi anni Saras ha portato avanti una serie di iniziative che dovrebbero dare i loro frutti nel prossimo futuro. Al contrario, il presente continua ad essere fortemente condizionato dal difficile contesto macroeconomico, come testimoniano i dati relativi all’esercizio 2011 e quelli relativi al primo trimestre 2012.

Per l’esercizio in corso, in particolare, il gruppo prevede di riuscire a realizzare un Ebitda pari a circa 400 milioni di euro, un Ebit molto vicino ai 181 milioni realizzati lo scorso anno, e un indebitamento in diminuzione di circa 100 milioni a 550 milioni di euro.

PREZZO PETROLIO POTREBBE TORNARE A SALIRE NEL 2012 SECONDO L’AIE

Gian Marco Moratti, presidente e principale azionista del gruppo insieme al fratello Massimo, ha affermato che, proprio in virtù del permanere del difficile contesto macroeconomico, l’azienda resterà concentrata sulla riduzione dei costi e sull’aumento dell’efficienza. La struttura patrimoniale e l’articolazione reddituale, ha proseguito Moratti, consentono a Saras di affrontare il permanere di uno scenario macroeconomico negativo ancora per molto tempo, anche se senza nessuna soddisfazione in relazioni agli impegni presi e agli sforzi compiuti fino ad ora.

GLANCORE OTTIMISTA SULLE MATERIE PRIME NEL 2012

L’amministratore delegato Massimo Moratti ha invece sottolineato che il settore in cui opera Saras è in difficoltà ormai da diversi anni in quanto i prezzi dei prodotti petroliferi, principalmente benzina e diesel, hanno riflesso solo parzialmente i notevoli rialzi della materia prima, ovvero del petrolio grezzo. Ne deriva quindi che i margini di raffinazione sono attualmente sotto pressione e molto spesso risultano essere insufficienti per coprire i costi.

A tutto questo bisogna poi aggiungere lo squilibrio derivante dalla scorretta concorrenza che le aziende italiane sono costrette a subire da parte di raffinerie indiane, medio-orientali, cinesi e americane. Quelle indiane, ad esempio, godono di sgravi fiscali ed incentivi economici, mentre in America il costo di acquisto del petrolio è decisamente inferiore rispetto a quello che devono sostenere le raffinerie europee.