Risparmiare e investire durante l’inflazione

Tra i peggiori nemici dei risparmiatori italiani c’è senza dubbio l’inflazione, ovvero il generalizzato aumento dei prezzi dei beni e dei servizi che determina una riduzione del potere d’acquisto e quindi una riduzione dell’effettivo valore dei soldi risparmiati.

Ad intensificare le preoccupazioni dei risparmiatori sono le ultime rilevazioni dell’Istat, secondo cui ad agosto 2011 il tasso di inflazione è salito al 2,8% raggiungendo così i livelli massimi registrati dal 2008 ad oggi.


Nella scelta delle forme di risparmio e/o di investimento, per evitare di subire danni derivanti dall’effetto dell’inflazione è necessario evitare alcuni tipici errori. Tra questi figura quello di scegliere forme di risparmio che offrono tassi di interesse capaci di vanificare gli effetti dell’inflazione senza però andare ad esaminare i reali tassi di interesse, ossia tenendo in considerazione i guadagni nominali e non quelli reali.

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Con un tasso di inflazione al 2,8% un titolo che offre un rendimento annuo del 4% in realtà rende solo l’1,2%, per cui l’effetto dell’inflazione non è affatto vanificato. Stessa cosa accade nel caso di un conto deposito che rende tra il 2,5% e il 2,75% netto, allo stesso modo si tratta di un rendimento che non copre il tasso di inflazione e che quindi anziché generare un guadagno genera una perdita.

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Ne deriva quindi che ogni forma di risparmio e/o investimento che ha come obiettivo quello di vanificare gli effetti dell’inflazione deve essere esaminato attentamente, tenendo in considerazione quelle che sono le proprie aspettative. Tra queste non ne esiste una valida in assoluto, bisogna esaminarle tenendo in considerazione oltre che i nostri obiettivi anche le previsioni degli analisti, il capitale a disposizione a tanti altri parametri.

In ogni caso per investimenti a lungo termine il consiglio degli esperti è quello di operare un’attenta diversificazione scegliendo diverse tipologie di strumenti.