Tenaris corre in borsa grazie a richiesta dazi su import tubi

Stamattina a Piazza Affari, messa k.o. dalle tensioni sugli spread sovrani europei, il titolo Tenaris va in controtendenza e mette a segno un rialzo da capogiro. Le azioni della compagnia attiva nel settore dei tubi senza saldatura sta mostrando un progresso provvisorio del 7,18% a 16,86 euro. Tuttavia, i prezzi si erano clamorosamente spinti fino a 17,78 euro, livello più alto da aprile 2011, per un rialzo temporaneo del 13%. I volumi registrati finora sono più del doppio rispetto alla media a trenta giorni.

A spingere in borsa le azioni Tenaris ci ha pensato la richiesta di norme antidumping negli Stati Uniti. Infatti, ieri sera un gruppo di produttori americani, tra cui il colosso United States Steel Corp, ha inviato alla Commissione del Commercio Internazionale una richiesta di imposizione di norme antidumping per fronteggiare numerosi concorrenti asiatici, in particolare coreani, che vendono prodotti sotto costo negli Stati Uniti, in certi casi beneficiando anche di sussidi governativi.

Nella “lista nera” ci sarebbero società esportatrici coreane, indiane, filippine, arabe, taiwanesi, thailandesi, vietnamite, turche e ucraine. La richiesta di dazi sull’importazione di tubi era comunque già stata preannunciata dai vertici societari di Tenaris nel corso dell’ultima conference call. Al momento l’import di tubi sul mercato statunitense copre quasi il 50% della domanda di tubi senza saldatura (OCTG).

Tra i vari paesi della “lista nera”, la Corea del Sud copre il 27% dell’import totale. Secondo gli analisti finanziari di Equita Sim, la richiesta di dazi sull’import di tubi è molto positiva per le azioni Tenaris, in quanto sarebbe possibile ridurre drasticamente l’eccesso di offerta dei tubi saldati in acciaio inossidabile e di ridurre la pressione sui prezzi per questo segmento. Sul titolo è stato confermato il giudizio “hold” e il target price a 15,5 euro.