Aumento costi bancari dopo introduzione regole sulla trasparenza

Con l’introduzione di nuove norme sulla trasparenza, tra cui l’entrata in vigore della direttiva europea su incassi e pagamenti e l’obbligo di indicare per ogni conto corrente l’indice sintetico di costo annuo, le banche si sono trovate a dover affrontare maggiori oneri che nella maggior parte dei casi hanno pensato bene di riversare sui propri clienti aumentando i costi delle commissioni o introducendone di nuovi.

Nella maggior parte dei casi questi aumenti riguardano bonifici, domiciliazione delle utenze e altri servizi simili, di conseguenza per risparmiare la cosa migliore è ridurre al minimo indispensabile le operazioni in banca e operare principalmente online.


Ne consegue che a farne di più le spese sono i pensionati, ossia coloro che non solo usano frequentemente il proprio conto corrente ma, avendo poca dimestichezza con il computer, lo fanno recandosi in filiale, ossia pagando nella maggior parte dei casi costi piuttosto elevati rispetto a quelli fissati per la medesima operazione effettuata tramite internet.

L’introduzione delle norme sulla trasparenza e l’imposizione dell’Isc, dunque, anziché essere di aiuto ai consumatori li ha paradossalmente danneggiati, soprattutto se parliamo di coloro che rientrano nelle cosiddette fasce deboli. Secondo un’indagine di CorrierEconomia, infatti, prima dell’introduzione dei nuovi obblighi da parte delle banche un pensionato medio pagava per il proprio conto corrente circa 132 euro all’anno, ora invece ne paga 134, ossia l’1,5% in più, mentre per quelli con operatività elevata si è passati da 144 a 146 euro, ossia un rincaro dell’1,4%.

Tutte le banche, chi più chi meno, con l’introduzione delle nuove regole hanno aumentato i propri costi, il caso che fa più scalpore, tuttavia, è senza dubbio quello di Mps che ha aumentato il suo conto “Pensione corrente” del 43%, ossia da 66,9 euro a 95,8 euro.