Dollaro e Franco svizzero: parità?

Da qualche giorno le tensioni sui mercati finanziari sembrano essersi affievolite, malgrado non si sia verificato nessun tipo di intervento da parte delle banche centrali.

Le riunioni dei consigli dei principali istituti monetari avverranno entro la prima metà di marzo e fino ad allora i mercati continueranno a muoversi senza alcun tipo di salvagente fornito dalle banche centrali, che comunque in questi anni hanno sempre assicurato un notevole sostegno nelle fasi di difficoltà iniettando migliaia di miliardi di dollari nel sistema finanziario.

La ritrovata fiducia sui listini azionari mondiali ha spinto gli investitori a vendere i beni rifugio, per far spazio nei propri portafogli ad asset più rischiosi. A pagarne le conseguenze è stato anche il franco svizzero, che nei primi giorni di febbraio ha messo a segno significativi rialzi nei confronti del dollaro americano (e non solo). Il tasso di cambio USD/CHF è passato rapidamente da area 1,0250 a 0,9660 perdendo così più del 6% in poche sessioni. Dai bottom più bassi da ottobre scorso è avvenuta una pronta risalita, proprio nel momento in cui è iniziato il recupero delle borse.

Attualmente il cross Dollaro/Franco si è spinto fino in area 0,9940, a pochi passi dalla soglia psicologica della parità. L’approdo su questa zona chiave di resistenza dovrebbe avvenire già entro questa settimana, anche se un eventuale ritorno delle vendite sui listini potrebbe trasformare questa “key area” in una zona di vendita. Da un punto di vista dei fondamentali macroeconomici, il franco svizzero resta sopravvalutato sia contro l’euro che contro il dollaro. La banca centrale di Berna vorrebbe una moneta più debole per rilanciare l’economia stagnante e l’inflazione (ormai sotto zero), ma finora la valuta rossocrociata si è mossa in modo imprevedibile e spesso in base al “mood” degli investitori che considerano ancora il franco uno dei pochi veri asset rifugio.