Investire nello yuan

Non sono per niente pochi gli investitori che vorrebbero puntare sullo yuan cinese, detto anche renmimbi, tuttavia per ora in Italia è impossibile farlo.

Gli investitori italiani, infatti, vorrebbero poter imitare i loro colleghi statunitensi che presso le due filiali di New York della Bank of China hanno aperto un deposito versando una somma di denaro che però non può superare i 20.000 euro all’anno. Lo scopo degli investitori statunitensi non è quello di speculare, dal momento che lo yuan non è negoziato sul mercato del Forex e secondo gran parte degli esperti non lo sarà almeno per i prossimi due anni.

Previsioni prezzo oro dopo crisi Egitto e Libia

Le turbolenze politiche che nelle ultime settimane hanno interessato Libia ed Egitto non solo hanno spinto il prezzo del greggio oltre i 110 dollari al barile ma hanno anche risollevato le quotazioni dell’oro, che a fine gennaio erano calate a quota 1.240 dollari.

Il 2011, infatti, era iniziato decisamente sotto tono per il metallo giallo, basti pensare che Spdr Gold Trust, la più grande Etf al mondo in questa categoria, lo scorso 25 gennaio ha registrato il maggior deflusso dal 2004 (anno della sua nascita) ad oggi.

Ridurre i costi bancari

I conti correnti meno costosi sono indubbiamente i conti correnti online, semplicemente perchè gli utenti utilizzando internet fanno risparmiare agli istituti tutti i costi che ne derivano, a partire dal numero dei dipendenti e degli sportelli. Di conseguenza per risparmiare sui costi del conto corrente l’utente deve necessariamente utilizzare internet il più possibile per compiere operazioni sul proprio conto bancario.

Questo vale indubbiamente per le banche che operano esclusivamente online ma anche per le banche tradizionali che consentono ai propri clienti di operare online.

Prezzo grano duro in discesa

La protesta che sta avvenendo nell’area nordafricana e in quella mediorientale ormai da qualche settimana, come sappiamo, è iniziata per l’innalzamento del prezzo del grano, materia prima fondamentale per la maggiorparte dei paesi del Magreb.

La protesta che ha coinvolto Egitto, Libano, Marocco, Libia e Algeria ha permesso una discesa sostanziale della quotazione del grano che del giro di due settimane è riuscita a perdere ben 12 punti percentuali.

Crisi petrolifera causata dalla Libia

Il colonnello e dittatore ormai da 42 anni Gheddafi ha fatto sapere, come sappiamo, di non volere lasciare il proprio trono da capo supremo e così facendo il popolo libico è insorto non senza conseguenze disastrose.

Anche se i media nazionali al momento non possono essere definiti attendibili, si parla di migliaia di morti, morti causati dall’attacco delle truppe militari comandate dal dittatore che ha voluto sparare razzi e bombe sopra i manifestanti. Voci dicono che Gheddafi abbia intenzione di bruciare i pozzi petroliferi esattamente come fece Saddam Hussein prima di scappare dopo l’invasione del Kuwait.

Rendimenti BOT e CTZ 2011-2012

Gli investitori di titoli di stato hanno saputo nella giornata di oggi i dati relativi all’andamento percentuale. Il rendimento lordo dei BOT è stato fissato a 1,307% con un valore al netto delle imposte che arriva a 0,748% su base semestrale.

Il discorso si può tradurre anche per i CTZ il cui rendimento lordo si porta a 2,55% confronto al 2,626% ottenuto a fine Gennaio sempre per il periodo che va dal 31 Dicembre 2010 al 31 dicembre 2012.

Bilancio Natixis ottobre dicembre 2010

Natixis, banca d’affari francese del gruppo BPCE derivante dalla fusione dei gruppi Banque Populaire e Caisse d’Épargne, ha pubblicato da pochissimi minuti i risultati di bilancio del quarto trimestre del 2010.

Nell’ultimo trimestre dell’anno, l’istituto di credito transalpino ha registrato utile netto in calo del 48% a quota 442 milioni di euro.

La crisi in Libia aumenta il prezzo del petrolio

La Libia, a differenza di altri stati del Magreb in crisi democratica, ha iniziato a fronteggiare le manifestazioni sparando sulla folla oltre che sganciare razzi sulle piazze più movimentate.

Questo ha causato la morte di un numero non precisato di vittime oltre che aver causato una situazione di instabilità e incertezza economica finanziaria che ha fatto inevitabilmente aumentare il prezzo del petrolio che ha superato nelle scorse ore i 108 dollari al barile.

Islanda rifiuta il finanziamento di Olanda e Gran Bretagna

La crisi economica/finanziaria che ha coinvolto il Mondo e l’Europa nel 2008 ha reso più vulnerabili alcuni stati dotati di un sistema finanziario debole come ad esempio Grecia, Spagna e Portogallo. Anche l’Islanda come sappiamo negli ultimi 12 mesi ha subito forti scossoni e la sua situazione finanziaria è alquanto critica tanto da aver chiesto aiuti all’Europa.

Nel corso dei mesi però l’opinione nei confronti di finanziamenti da parte di alcuni stati è stata via via declassata al punto che il presidente islandese Olafur Grimsson ha deciso di rifiutare il finanziamento di 5 miliardi di euro che gli avevano proposto Olanda e Gran Bretagna in cordata.