Crisi euro e crollo mercati azionari

Un cortocircuito finanziario e valutario di proporzioni, dimensioni e gravità rilevanti. Questo è quello che da qualche mese a questa parte rischia tutta l’Eurozona. Sono molte le variabili, non solo di natura speculativa, che premono nella direzione per cui l’euro non sia più la moneta rappresentativa di Paesi, quelli europei appunto, che sono tra di loro diversi, troppo diversi.

Da un lato c’è il rigore della Germania, dall’altro la situazione disastrata e disastrosa della Grecia che ora, stando alle ultime notizie, mira a indire un referendum popolare per conoscere la posizione dei cittadini in merito alle nuove tranche di aiuti che, provenienti dal Fondo Monetario Internazionale e dall’Unione Europea, dovranno scongiurarne il default.

Crisi euro e debiti sovrani

Creare in Europa una rete di protezione tale da soffocare ogni tentativo di speculazione sia sull’euro, sia sui debiti sovrani dei cosiddetti Paesi periferici dell’Eurozona. Questo è quanto, già da tempo, ai piani alti di Bruxelles stanno cercando di mettere a punto.

Purtroppo però le risposte della politica sono decisamente più lente di quelle che sono le dinamiche dei mercati azionari e valutari, ragion per cui tra i veti incrociati, e l’opposizione ad oltranza, l’Europa rimane ancora priva di strumenti tali da difendere una moneta unica dalla quale è impensabile, pena un effetto domino dirompente, che qualche Paese possa uscirne.

Moody’s taglia rating Irlanda

Moody’s ha tagliato il rating dell’Irlanda portandolo da “AA2″ a BAA1”, ossia un distacco di ben cinque gradini rispetto alla precedente valutazione. L’agenzia di rating, inoltre, ha fatto sapere di prevedere per l’Irlanda un outlook negativo, ciò significa quindi che, nonostante il pesante declassamento già operato, l’agenzia di rating non esclude un ulteriore downgrade.

Attraverso una nota Moody’s ha fatto sapere che la decisione di tagliare il rating sull’Irlanda deriva soprattutto dagli elevati costi legati al salvataggio del settore bancario e dall’incertezza sulle prospettive dell’economia irlandese.