Come diversificare il proprio portafoglio in valute estere

Rispetto al passato, quando un investitore europeo poteva puntare tranquillamente a comporre il proprio portfolio finanziario in asset denominati in euro, la diversificazione valutaria è diventata un must. Fino all’estate scorsa la maggior parte dei money manager consigliava di restare nell’area euro, in quanto gli investimenti nell’area Ue erano considerati poco volatili. Da quando lo spread Btp-Bund ha sfondato 500 punti base, molte certezze sono crollate e per diversificare il rischio è diventato necesario anche valutare un basket di valute estere alternative all’euro.

Si è cominciato a pensare in ottica globale: yuan cinese, dollaro canadese, dollaro australiano, corona svedese, corona norvegese e così via. Tra le valute più gettonate al mondo c’è il dollaro australiano, che rispetto all’euro presente un differenziale sui tassi molto accattivante ed è espressione di un’economia dove predominano metalli preziosi e materie prime. Non viene considerato un vero e proprio “bene rifugio”, come dollaro americano e yen, ma resta una valuta pregiata che piace molto agli investitori e alle banche centrali più importanti.

Per diversificare al meglio il portfolio con valute straniere, bisogna valutare bene i possibili scenari. Se l’euro dovesse saltare in aria, è probabile una fuga generalizzata dal rischio con approdo in aree economiche mature come gli USA, il Canada e il Giappone. Quindi, dollaro americano, yen e dollaro canadese dovrebbero rafforzarsi ancora con grande forza.

Tuttavia, le recenti rassicurazioni di Draghi sul futuro dell’euro potrebbero spingere gli investitori a rivalutare le valute più rischiose (come l’euro), per cui in questo momento l’ideale è diversificare su monete straniere senza utilizzare la tecnica del “mordi e fuggi” ma puntando ad esempio ad un più tranquillo piano di accumulo (Pac) su base mensile fino ad arrivare ad una quota massima del 15-20% del proprio portfolio.