La crisi statunitense influenza il mercato australiano

La decisione della società di analisi Standard & Poor’s di abbassare il rating sul debito sovrano degli Stati Uniti sta creando non pochi disordini in tutto il mondo dando però maggiore influenza all’Australia. S&P ha, come sappiamo, abbassato il livello di rating sul debito USA facendolo passare da AAA (tripla A) a AA+ per la prima volta dopo ben 70 anni.

Per via del fuso orario il primo mercato ad essere influenzato da questa decisione è quello australiano che già durante la settimana scorsa ha dovuto registrare una perdita di ben 100 miliardi di dollari, 60 in più rispetto alla perdita italiana.



Brookes Bernie, amministratore delegato della Myer (la più grande catena di distribuzione australiana, ndr), ha affermato che il declassamento sul debito Usa potrebbe portare a maggiori oneri finanziari per le imprese australiane. Quello che è accaduto non è altro che un ulteriore mazzata psicologica nei confronti del consumatore finale che dovrà inevitabilmente rivedere le proprie decisioni di acquisto.

Le turbolenze dei mercati finanziari portano il consumatore a riflettere maggiormente sui propri acquisti aumentando sensibilmente il livello di risparmio che si ripercuoterà sull’intero fatturato di ogni impresa australiana, ma anche nel resto del mondo. Simon Cox, co-responsabile dei mercati a capitale azionario di UBS, ha voluto precisare e se vogliamo anche rassicurare, dicendo che la situazione che stiamo vivendo potrebbe essere vista come il fondo dal quale possiamo solo risollevarci.