Forex trading, i rischi da prendere

Numerosi trader avviano la propria carriera cercando di raggiungere, in maniera più o meno consapevole, il «grande trade» ovvero ciò che consentirà loro di diventare miliardari dandogli la possibilità di vivere di rendita.

Tuttavia sul mercato, anziché fare il «colpo grosso», molti trader finiscono con l’essere vittime di perdite catastrofiche gli precludono per sempre l’attività sui mercati finanziari.

Sostengono gli esperti:

 

Supponiamo di iniziare a fare trading con 1.000 euro e di perdere il 50%, per recuperare e tornare al pareggio (breakeven) dovremmo fare un profitto di 500 €, ovvero del 100%. Una perdita del 75% si pareggia con un risultato impossibile, un profitto del 400%. Cacciarsi in situazioni come queste significa, nella stragrande maggioranza delle volte, raggiungere un punto di non ritorno.

Il consiglio è quello di non rischiare più del 2% del proprio capitale. Perchè?

Il miglior modo per evitare di incappare in situazioni così avverse è quello di non rischiare mai di perdere troppo. È per questo che la regola del 2% è così importante nel trading. Rischiare il 2% per trade significa che dovremmo perdere 10 trade consecutivi per perdere circa il 20% del nostro conto. Pur ammettendo 20 perdite consecutive -e devi operare davvero male perché capiti una serie così sfortunata- il drawdown, ovvero il «danno» totale, lascerebbe comunque intatto il 60% del nostro capitale. Non sarebbe certo una situazione piacevole, per recuperare bisognerebbe realizzare un profitto dell’80% che, tuttavia, è sempre molto meno rispetto al 400% da recuperare una volta perso il 75% del conto.

L’arte del trading non consiste nel vincere il più possibile, ma nel perdere il meno possibile. Controllando le perdite, così come un’azienda cerca di contenere i costi, potrai resistere alle forze avverse sui mercati e sarai in grado di prendere vantaggio dalle occasioni più profittevoli che si concretizzeranno. È per questo che la regola del 2% è in assoluto tra le più importanti del trading.