Stategie di investimento 2012

Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di iShares, nel suo report “Shares Market Perspectives 2012 Outlook” prevede che nel corso dell’anno appena iniziato ci sia un’elevata probabilità (compresa tra il 55% e il 60%) che si verifichi uno scenario di stagnazione, con una crescita lenta e positiva ma senza alcuna nuova situazione di crisi economica, pur sottolineando che mentre gli Stati Uniti si sono ormai stabilizzati, la situazione in Europa, soprattutto a causa dell’attuale paralisi politica, continua a rappresentare un fattore di rischio importante.

STRATEGIA DI INVESTIMENTO “THE DOGS OF THE DOW”

Nel suo report, in particolare, Koesterich ha ipotizzato tre possibili scenari per il 2012, ciascuno corredato dalla strategia di investimento adatta.

Il primo scenario è quello sopra descritto e che a suo avviso risulta essere il più probabile, caratterizzato appunto da una crescita lenta ma senza alcuna nuova crisi. Nel caso in cui dovesse verificarsi questo scenario, dunque, la strategia di investimento adatta prevede un portafoglio caratterizzato da un sovrappeso delle azioni large cap ad alto dividendo e dalla presenza di mercati CASSH, titoli azionari dei mercati emergenti e obbligazioni societarie.

TITOLI AZIONARI CHE NON SOFFRONO LA CRISI

Il secondo scenario, che secondo Koesterich ha una probabilità di verificarsi dal 35% al 40%, prevede invece il fallimento delle manovre politiche europee e una successiva crisi bancaria che porterà ad una grave recessione. In questo caso la strategia di investimento da adottare prevede un portafoglio composto principalmente da titoli obbligazionari governativi USA, nonché da oro e mega-cap globali.

Il terzo scenario, infine, è il meno probabile (probabilità del 5%) è prevede una crescita dei paesi emergenti e un ritorno dei paesi sviluppati sui livelli di lungo termine. In questo caso la strategia di investimento ottimale prevede un sovrappeso delle azioni europee, dei mercati emergenti e dei titoli ciclici, nonché una netta riduzione dell’esposizione ai titoli governativi USA.