Investire in obbligazioni durante l’inflazione

Ai fini della composizione del portafoglio obbligazionario l’inflazione rappresenta un fattore piuttosto importante, soprattutto in un momento come questo e in cui le aspettative di ulteriori rialzi del prezzo del denaro sono piuttosto concrete.

Il rialzo dei prezzi, dunque, rappresenta un fattore da tenere in considerazione nella scelta delle obbligazioni da includere nel proprio portafoglio. A riguardo, in particolare, occorre distinguere a seconda delle previsioni di crescita dei prezzi, distinguendo tra un’ipotesi di crescita moderata e un’ipotesi di crescita elevata.


Nel primo caso la fetta più consistente del portafoglio, ovvero il 35% di esso, deve essere composta da corporate di durata biennale, il 15% da Ctz corti 2011, il 10% da titoli di Stato tedeschi biennali, un altro 10% da titoli di Stato decennali di Austria e/o Olanda, mentre la restante parte deve essere composta da titoli di Stato della Grecia corti 2011, da titoli di Stato francesi della durata di 5 anni, da Btp a 5 anni e da Btp indicizzati all’inflazione della durata di 10 anni, ciascuno con una quota del 5%.

Nel caso in cui si prevede invece un’inflazione elevata, la fetta più consistente del portafoglio, ovvero il 35%, deve essere allo stesso modo composta da corporate di durata biennale, mentre il successivo 30% deve essere rappresentato da titoli di Stato tedeschi di durata biennale, il 20% da Ctz corti 2011, il 5% da titoli di Stato della Grecia corti 2011, il 5% da titoli di Stato francesi della durata di cinque anni e, infine, il restante 5% da Btp a cinque anni.