Impatto della crisi russa sul mercato forex

Le crisi a livello geopolitico che ruotano intorno a Ucraina e Crimea allo stato odierno non sembrano spaventare più di tanto gli operatori del mercato forex. Gli esperti di Anima sgr spiegano che le loro due ragioni alla base della positività sui listini europei siano ancora presenti: da un lato il miglioramento delle condizioni macroeconomiche e dall’altro la politica monetaria accomodante adottata dalla Banca Centrale Europea, che continua a fornire un robusto sostegno alle valutazioni di tutte le asset class finanziarie.

Forex, quali notizie potranno essere determinanti
Anima, pertanto, conferma la sua idea a favore dei mercati azionari nel medio periodo, sulla base dell’andamento atteso sulla crescita: si riscontra, infatti, un miglioramento delle stime di espansione del Pil a livello globale ed un quadro macro che rivela dopo tanto tempo i segnali di un’evoluzione virtuosa. In particolare, il superamento della recessione nell’Eurozona trova conferme anche nel graduale progresso degli indicatori anticipatori, nonostante prosegua un certo divario tra dati reali e indicatori di sentiment. L’area geografica preferita in relativo resta, pertanto, quella dell’Eurozona – con un occhio di riguardo per l’Italia – ma la view risulta ancora positiva anche sul Giappone e neutrale su Stati Uniti e Paesi Emergenti.

Il mercato forex, quali reazioni alle dichiarazioni sui tassi di interesse Usa

Nel frattempo il verdetto della Corte costituzionale tedesca che ha dato il via libera al Meccanismo europeo di stabilità (Esm) respingendo i precedenti ricorsi contro il fondo salva-Stati – insieme alle voci su un accordo tra Grecia e Troika su un nuovo prestito, hanno contribuito a creare ottimismo fra gli investitori.

Al contrario, non hanno avuto un impatto rilevante i dati macroeconomici diffusi dall’istituto tedesco Zew sulle attese economiche in Germania (con l’indice sceso a marzo a 46,6 punti dai 55,7 punti di febbraio) e il dato sull’inflazione di febbraio negli Usa, salito dello 0,1% su base congiunturale, in linea con il dato del mese pre cedente, e dell’1,1% su base annuale. Le vendite al dettaglio delle catene nazionali Usa nelle prime due settimane di marzo sono invece diminuite dello 0,5% a livello mensile, mentre sono cresciute del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2013.