
Le ragioni, in realtà, sono molto più numerose di quanto ci si possa aspettare. In primo luogo bisogna considerare che la Cina negli ultimi anni è diventato il mercato di riferimento per il settore del lusso e le previsioni per i prossimi anni non accennano ad alcun cambiamento di direzione.
Questo fa si che la Cina sia in assoluto il mercato in cui Prada, come tante altre aziende operanti nel comparto del lusso, registra il maggior tasso di crescita: nei primi nove mesi l’azienda ha registrato in Asia una crescita del 51%, superando così anche il tasso di crescita registrato in Europa, fino a poco tempo fa il primo mercato del Gruppo.
Tutto questo senza contare i rischi legati ad una quotazione a Piazza Affari, mentre ad Hong Kong i rischi sono molto più contenuti dal momento che solo quest’anno ci sono stati circa 80 nuovi collocamenti e sono andati tutti bene, senza contare la presenza di un maggior numero di investitori istituzionali.
Del resto la questione del made in Italy sembra importare poco alla stessa azienda dal momento che circa un mese fa la stilista e presidente di Prada, Miuccia Prada, ha proposto di valorizzare al meglio le lavorazioni effettuate al di fuori dell’Italia specificando nell’etichetta l’origine del prodotto, al fine di fare trasparenza indicando dove sono stati realmente prodotti abiti, borse e accessori.
L’Ipo Prada, secondo alcune indiscrezioni, salvo imprevisti dovrebbe arrivare nel corso della prima parte del prossimo anno.
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