
L’euro, tuttavia, resiste bene. Nonostante una parte considerevole di analisti ha parlato di ricoperture del dollaro, la possibilità di recupero del biglietto verde è fortemente compromessa dalla politica espansiva annunciata dalla Federal Reserve.
L’euro, tuttavia, resiste bene. Nonostante una parte considerevole di analisti ha parlato di ricoperture del dollaro, la possibilità di recupero del biglietto verde è fortemente compromessa dalla politica espansiva annunciata dalla Federal Reserve.
La morte del leader di al-Qaeda è stata confermata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e ha contribuito ad un rialzo dei principali indici azionari di tutto il mondo, compreso l’indice Nikkei 225 index che è riuscito a salire sopra il livello di 10.000 per la prima volta dopo il terremoto e lo tsunami, nonché ad un ribasso del prezzo del petrolio.
La moneta europea, dunque, continua a beneficiare della debolezza del dollaro causata in larga parte dai dati sulla crescita economica e sull’occupazione statunitense diffusi ieri e che in entrambi i casi si sono rivelati inferiori alle attese, mostrandosi così in linea con le dichiarazione della Federal Reserve, che due giorni fa aveva parlato di una crescita lenta e di un mercato del lavoro in forte difficoltà.
Entrambi i dati, infatti, sono risultati inferiori rispetto alle attese degli analisti. I dati relativi al Pil, in particolare, hanno evidenziato un rallentamento all’1,8% contro il 3,1% del precedente trimestre e contro il 2% previsto dagli analisti.
Le rivolte in Algeria, Tunisia ed Egitto, il terremoto in Giappone e la guerra in Libia, infatti, rischiano di compromettere gravemente la ripresa economica e di avere gravi ripercussioni sul prezzo del petrolio e sull’andamento del cambio euro dollaro.
Stamane in attesa dei dati sull’occupazione statunitense l’euro è riuscito a mantenersi in prossimità dei livelli massimi degli ultimi quattro mesi, per poi invertire la rotta dopo la diffusione dei numeri registrati dal mercato del lavoro USA, secondo i quali a febbraio sono stati creati 192.000 nuovi posti di lavoro rispetto ai 185.000 oggetto delle previsioni.
A spingere al rialzo la moneta unica è stata l’ipotesi avanzata da Trichet, secondo cui è probabile che il tasso di riferimento verrà aumentato già a partire dal prossimo aprile, pur precisando che ancora nulla è certo.
Al contrario, invece, sul dollaro pesa l’orientamento a riguardo adottato dalla Federal Reserve, che al contrario si è detta propensa a mantenere ancora bassi i tassi di interesse.
Viaggiano al ribasso, invece, il dollaro australiano e il dollaro canadese soprattutto a causa delle dichiarazioni di Moody’s, che ha avvertito dell’esistenza di un concreto rischio di declassamento delle principali banche di entrambi i paesi.
Il rialzo del dollaro, inoltre, è stato ulteriormente favorito dalla debolezza strutturale dell’euro causata ancora una volta dai timori relativi all’instabilità a livello economico e politico di diversi paesi della zona euro.