Migliori dividendi di Piazza Affari nel 2013

dividendi

Le regine dei dividendi a Piazza Affari si confermano le grandi famiglie industriali del capitalismo italiano, che ormai da decenni recitano la parte del leone in tema di distribuzione delle cedole. Parliamo della famiglia Agnelli, Benetton, Pesenti, Berlusconi, De Benedetti, Tronchetti Provera e Caltagirone. Al top c’è sempre casa Agnelli, nonostante Fiat Spa abbia staccato l’ultima cedola di 0,09 euro il 18 aprile 2011. La famiglia torinese resta la regina dei dividendi con 102 milioni di euro finiti nell’accomandita Giovanni Agnelli nel 2012, che saliranno a 118,5 milioni quest’anno.

Si aspetta solo che Exor, la holding della famiglia, stacchi l’assegno di 28 milioni di euro. La cedola arriva in gran parte dai veicoli pesanti di Fiat Industrial, ormai in procinto di diventare Cnh Industrial non appena sarà finalizzata la fusione con la controllata americana. La famiglia numero uno per dividendi incassati è quella dei Benetton. La holding non è più quotata a Piazza Affari, dove però restano Gemina, Autogrill e Atlantia.

FIAT INDUSTRIAL SI CHIAMERA’ CNH INDUSTRIAL

La società che controlla lo scalo di Fiumicino ha la cassa chiusa da tempo, ma i Benetton possono consolarsi con le ricche cedole dell’ex Autostrade: negli ultimi due anni sono stati erogati circa 230 milioni di euro a esercizio. E quando una società non distribuisce dividendi o allenta i cordoni della borsa, le famiglie controllanti festeggiano il boom delle azioni a Piazza Affari. Le tre società dei Benetton, ad esempio, hanno visto il proprio valore crescere del 50% circa.

La crisi ha colpito duramente la famiglia Berlusconi, per la quale il bicchiere sembra essere decisamente mezzo vuoto. Lo scorso anno Mediaset ha chiuso il primo bilancio in rosso della sua storia, Mondadori è in profonda crisi in linea con il trend dell’editoria. L’unica consolazione arriva da Mediolanum, con i suoi 46 milioni di euro per la famiglia di Arcore. Il valore delle società controllate in borsa dal cavaliere è però più che raddoppiato, passando a quasi 7 miliardi di euro da 3,45 miliardi.