Btp in asta marginale: un approccio scorretto?

Il ministero dell’Economia utilizza, per la collocazione dei titoli di stato con scadenza superiore ad un anno il metodo dell’asta marginale: un approccio che può essere ancora considerato valido in base all’attuale situazione economica?

Va sottolineato: sono diversi gli analisti che si stanno ponendo questa domanda, soprattutto perché sono le aste, rivolte agli investitori privati che di solito portano un sostanzioso contributo alle casse dello stato. Il problema? Questo metodo potrebbe favorire coloro che speculano sui nostri conti e che potrebbero causare un buon guadagno per chi compra e uno scarso affare per noi. Tecnicamente con questo approccio ogni investitore, tramite le banche, invia al Tesoro per via telematica fino a 3 domande in relazione a ogni bond emesso e fino alle ore 11:00 del giorno del collocamento: ogni domanda dovrà presentare rendimenti. Una volta scaduto il termine il ministero provvede a ordinare le richieste ricevute per ciascun bond in funzione decrescente di prezzo o crescente di rendimento e questo porta alla vendita dei btp al prezzo più basso tra quelli presentati.

Ecco quindi che basta che gli investitori si accordino e per l’economia italiana le perdite possono rivelarsi sensibili. Il vero problema è che a differenza di altri Stati Europei l’Italia non può, tramite Bankitalia, coprire quelli che sarebbero gli oneri di un approccio differente.

Uno dei motivi per i quali il nostro paese necessita di lavorare in modo ottimale sul debito pubblico e sulle riforme strutturali per sostenere una crescita che porterebbe il Ministero del Tesoro a collocare un numero maggiore di btp a prezzi migliori.