Chrome fa gola e Perplexity, motore di ricerca basato sull’intelligenza artificiale, non intende badare a spese. Ha infatti offerto a Google ben 34,5 miliardi per acquistarlo.
Google costretta a vendere Chrome?
Questa notizia è arrivata direttamente da fonti come Bloomberg e Wall Street Journal. Elemento questo che fa pensare quanta serietà vi sia sulla questione. E come allo stesso tempo questo possa essere un segnale che, per quel che riguarda la legge antitrust statunitense, Google possa essere costretta a vendere Chrome.
Dobbiamo ricordare che un giudice americano ha sancito l’azione monopolistica di Google all’interno del mercato pubblicitario online e circa 12 mesi fa il giudice distrettuale Amit Mehta aveva fatto altrettanto, sottolineando l’abuso di posizione dominante all’interno del mercato in base alle leggi sulla concorrenza.
Questa è una premessa che deve essere fatta, soprattutto in un momento come quello attuale. Chrome, per le sue statistiche di utilizzo e valore, fa gola a molti interlocutori. Soprattutto per quelle che potrebbero essere ulteriori possibilità di crescita attraverso la collaborazione o il passaggio a un’azienda dell’intelligenza artificiale.
Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che Chrome è entrato anche nelle mire di OpenAI, diretta concorrente di Perplexity, attualmente valutata 18 miliardi. La stessa ha fatto sapere al Wall Street Journal che diversi investitori che la sostengono hanno già dato il loro consenso all’acquisto di Chrome. Per chi non lo sapesse, è questa azienda ad avere alla base del browser e chatbot Comet.
Uno strumento strategico dalle molte potenzialità
L’acquisto da parte della società di strumenti strategici come Chrome potrebbe portare questa a raggiungere livelli di guadagno davvero imponenti. Soprattutto perché inserirebbe Comet all’interno di uno dei browser più utilizzati al mondo per le ricerche.
È evidente che per Google la potenziale perdita di Chrome rappresenterebbe un danno non indifferente, ma allo stesso tempo bisogna tenere conto del fatto che la legge antitrust statunitense potrebbe obbligarla a una simile operazione.
Per noi pensare a un Google senza Chrome sembrerebbe assurdo. Soprattutto perché siamo ormai abituati da anni a poter contare su un’integrazione così ampia e funzionante che è davvero impossibile pensare che possa esistere direttamente la questione.
Diventa anche difficile pensare alla messa in discussione di un simile caposaldo: cosa dovrebbe fare Google, dar vita a un nuovo browser? Certamente potrebbe farlo, ma non sarebbe semplicemente una copia di quello che dovrebbe vendere, a netto ovviamente della sua posizione di predominanza attuale? Con molta probabilità, alla fine tutto si risolverà in base a ragioni economiche. Ciò non toglie che, in tal senso, siamo molto curiosi di capire come andrà a finire.