
Tra i motivi indicati da Credit Suisse a sostegno degli investimenti in Giappone figura la politica monetaria espansiva attuata dalla Bank of Japan e finalizzata a raggiungere il target del 2% dell’inflazione.
Tra i motivi indicati da Credit Suisse a sostegno degli investimenti in Giappone figura la politica monetaria espansiva attuata dalla Bank of Japan e finalizzata a raggiungere il target del 2% dell’inflazione.
Dopo aver messo a segno la peggiore performance degli ultimi 30 anni con un crollo del 18% in tre sedute, l’oro prova a rialzare la testa e a mettere a punto un rimbalzo tecnico per allontanarsi dai minimi di periodo. Tre giorni fa l’oro crolla a 1.321 dollari ai minimi da gennaio 2011, ma è proprio da questo livello che il metallo giallo è riuscito a ripartire. Stamatttina i prezzi sono riusciti a superare di slancio la solida resistenza di 1.400 dollari, toccando un massimo intraday a 1.425 dollari.
Dopo le pesanti perdite accusate negli ultimi giorni, l’oro sta cercando di recuperare terreno favorito dalle prese di beneficio e dall’apertura di posizioni long speculative di brevissimo periodo aperte da day-trader e scalper. Dopo che l’oro crolla a 1,321 dollari ai minimi da gennaio 2011, è cominciato un rimbalzo tecnico che finora ha spinto i prezzi fino a 1.403 dollari l’oncia. Oggi i prezzi quotano poco sotto 1.390 dollari, ma stanno cercando di salire per effettuare un nuovo test della solida resistenza di area 1.400 dollari.
Non si ferma il crollo delle quotazioni dell’oro, che stanotte sui mercati asiatici ha toccato un nuovo minimo a due anni a 1.321 dollari l’oncia. Nelle ultime tre sedute il metallo giallo è arrivato a perdere addirittura il 18%, anche se stamattina è in corso un rimbalzo tecnico in area 1.380 dollari l’oncia. La volatilità storica a 50 giorni è più che raddoppiata nel giro di pochi giorni. La banca d’affari newyorkese Goldman Sachs consiglia di andare short sull’oro, anche se la discesa attuale è andata al di là di ogni previsione.
In particolare, gli analisti di Goldman Sachs hanno tagliato le stime sul prezzo dell’oro in quanto si aspettano un’accelerazione della crescita dell’economia statunitense nel corso della seconda metà di quest’anno, pertanto la nuova previsione è di 1450 dollari l’oncia nel 2013 e di 1270 dollari l’oncia nel 2014, mentre quella di lungo periodo, dal 2017 in poi, è stata confermata intorno a 1200 dollari l’oncia.
Tra questi gli esperti della banca d’affari elevetica ne hanno individuato ben otto, che secondo le loro previsioni riusciranno a mettere a segno delle performance brillanti e sui quali hanno quindi indicato rating “buy”, consigliandone quindi di fatto l’acquisto agli investitori.
A loro avviso, dunque, dopo l’aumento registrato dal 2007 ad oggi, il prezzo dell’oro è destinato a calare durante l’anno in corso a causa del venir meno di tutti quei fattori che ne hanno sostenuto l’andamento al rialzo e del verificarsi di nuovi eventi che, al contrario, ne favoriranno una discesa.
Al contrario delle azioni, infatti, continuano a suscitare l’interesse degli investitori, soprattutto esteri, che risultano particolarmente attratti dai bond aventi un rating relativamente basso o addirittura dalle obbligazioni high yield, tra le più rischiose ma al tempo stesso tra le più remunerative.
Nel primo trimestre del 2013 l’oro ha evidenziato una performance negativa, ma bisogna ricordare che il metallo giallo viene da ben 12 anni chiusi in positivo. Nei primi tre mesi dell’anno, il metallo prezioso ha perso comunque soltanto il 4%, che può apparire anche come un fisiologico ritracciamento dei prezzi dopo una lunga corsa al rialzo. Dai massimi storici di 1.921 dollari, toccati a inizio settembre 2011, l’oro ha perso il 20% del suo valore. Nel breve termine i prezzi continuano a muoversi tra 1.610 e 1.590 dollari l’oncia.
Gli esperti della banca d’affari statunitense hanno infatti individuato dieci titoli azionari europei che secondo la loro analisi sono più interessanti degli altri sul fronte della remunerazione agli azionisti, in quanto offrono dividendi di elevata qualità, generosi (rendimento fino al 7,5%) e in costante crescita nel tempo. Le società indicate, inoltre, non presenterebbero rischi sul fronte di un possibile taglio delle cedole nel corso del prossimo biennio.