
Il riaccendersi dei timori su un ulteriore peggioramento della crisi sovrana che sta attraversando l’Europa ha portato l’euro a scivolare sotto quota 1,40 nei confronti del dollaro e a toccare nuovi minimi storici contro il franco svizzero.
Il riaccendersi dei timori su un ulteriore peggioramento della crisi sovrana che sta attraversando l’Europa ha portato l’euro a scivolare sotto quota 1,40 nei confronti del dollaro e a toccare nuovi minimi storici contro il franco svizzero.
Questa mattina lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi a 10 anni ha superato i 260 punti.
Tradotto significa che i titoli italiani offrono un rendimento del 2,66% superiore rispetto a quelli tedeschi.
E’ un record dall’introduzione dell’euro e indica un aumento del costo per l’Italia di finanziarsi sui mercati.
Quando si parla di spread tra il BTP e il Bund, si parla della differenza di prezzo che esiste tra il BTP (titolo di stato italiano) e il Bund (titolo di stato tedesco).
Ad annunciarlo è stato il commissario europeo alla regolamentazione finanziaria, Michel Barnier, il quale ha spiegato che la Commissione europea proporrà di vietare alle agenzie di rating la possibilità di fornire valutazioni sui paesi europei che hanno ricevuto degli aiuti internazionali per cercare di sanare il proprio debito.
In questo caso, dunque, i titoli venduti vengono prestati all’investitore da una banca o da un intermediario finanziario, a cui il soggetto dovrà poi restituirli comprandoli nuovamente entro un determinato lasso di tempo. Se si verificherà il prospettato ribasso il venditore potrà riacquistarli ad un prezzo inferiore e realizzare così un profitto pari alla differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto.
Ma come è possibile che il venditore ceda delle azioni che realmente non possiede? Nella vendita allo scoperto questo risulta possibile in quanto il venditore allo scoperto riceve in prestito da una banca o da un intermediario finanziario i titoli, che verranno subito venduti.
Dopo Grecia, Irlanda e Portogallo, dunque, anche l’Italia rischia di dover correre ai ripari e di chiedere aiuto all’Unione europea e al Fondo monetario internazionale per far fronte al suo elevato debito.
La situazione per la società editoriale di Segrate che controlla ormai oltre il 34% del mercato editoriale cartaceo italiano attraverso la pubblicazione di 42 testate diverse potrebbe diventare difficile dopo la sentenza pronunciata nella giornata di ieri, quando la Borsa Italiana era chiusa, che vede Fininvest, holding della famiglia Berlusconi, obbligata a risarcire con oltre 540 milioni di euro la CIR (Compagnie industriali riunite, appartenente alla famiglia De Benedetti) per il danno subito dopo che alcuni personaggi vicini a Silvio Berlusconi, tra cui Cesare Previti, sono stati assolti dall’accusa di corruzione di un magistrato attivo nel processo Mondadori. Previti è stato poi giudicato colpevole di aver pagato 400 milioni di lire al giudice.
Una decisione ampiamente prevista dal mercato, dal momento che un leggero rialzo a luglio 2011 era stato lasciato intendere dal presidente Jean Claude Trichet nel corso della consueta conferenza stampa che ha seguito la riunione tenuta lo scorso mese.
La marcata flessione registrata dalla quotazione è stata in larga parte ricondotta alle indiscrezioni relative ad un possibile aumento di capitale, dopo che nel corso dei mesi scorsi tutti i principali istituti bancari hanno attuato una ricapitalizzazione per rafforzare la propria base patrimoniale e adeguarsi così alle regole imposte da Basilea 3.
A rivelarlo è stato Claudio Sposito di Clessidra Sgr, uno dei principali azionisti di Giochi Preziosi e che nel corso di un suo intervento a margine del convegno tenuto all’Università Bocconi di Milano e intitolato “Private equity e intervento pubblico”, rispondendo alle domande dei giornalisti presenti ha categoricamente negato l’accantonamento del progetto di quotazione in Borsa.