
Si tratta quindi di strumenti che hanno l’obiettivo di fornire un sostegno ai paesi europei colpiti dalla crisi del debito sovrano, ma sui quali non tutti hanno lo stesso parere.
Si tratta quindi di strumenti che hanno l’obiettivo di fornire un sostegno ai paesi europei colpiti dalla crisi del debito sovrano, ma sui quali non tutti hanno lo stesso parere.
Nel periodo in esame, infatti, il gruppo guidato da John Elkann ha realizzato un utile consolidato pari a 477,2 milioni rispetto ai 25,1 milioni registrati nel primo semestre 2010. Si tratta di una variazione positiva pari a 452,1 milioni di euro e che deriva in larga parte dal netto miglioramento dei risultati realizzati dalle società partecipate, nonché dai maggiori dividendi derivanti da partecipazioni e da altre variazioni nette.
Nessuno slittamento dunque, contrariamente a quanto era stato ipotizzato nei giorni scorsi per via dell’instabilità dei mercati e delle condizioni poco favorevoli per un’operazione di questo tipo.
Tra questi figurano gli analisti di Deutsche Bank, che hanno comunicato di aver tagliato il target price sui titoli di ben sette banche italiane, in particolare è stato rivisto al ribasso il target price di Banco Popolare a 1,7 da 2 euro, di Intesa Sanpaolo a 2,1 da 2,2 euro, di Unicredit a 1,6 da 1,8 euro, di Mps a 0,8 da 0,9 euro, di Bpm a 1,3 da 1,7 euro, di Credito emiliano a 3,4 da 4 euro e di Ubi Banca a 3,4 da 4 euro.
Nel giorno che precede la scadenza del divieto di effettuare vendite allo scoperto, infatti, la stampa sottolinea l’intenzione dell’Europa di prorogare il divieto di short selling, affermando che l’annuncio con ogni probabilità sarà dato oggi a mercati chiusi.
A riferirlo è Reuters, che citando alcune fonti molto vicine all’operazione parla di un rendimento indicato a 215-220 punti base sopra il tasso swap.
La società, in particolare, ha archiviato la prima metà dell’anno con ricavi pari a poco meno di 300 milioni di euro, l’Ebitda ha toccato i 65,2 milioni di euro mentre il risultato netto è stato pari a 37,13 milioni di euro.
Di seguito forniamo quelle che alla fine di agosto 2011 risultano essere le stime del consensus rispettivamente sull’Eps e sul dividendo di ciascuna società quotata a Piazza Affari al 31 dicembre 2011.
Ma quali sono i paesi più a rischio e quelli più sicuri? In base alla classifica riferita al secondo trimestre del 2011 e stilata da Cma Vision, in particolare, il paese in assoluto più a rischio default è la Grecia, con una percentuale di CPD (Cumulative probability of default) dell’80.6%.
Le dichiarazioni rilasciate nel corso di un’intervista pubblicata sul quotidiano La Repubblica non lasciano dubbi, Roubini ha infatti espresso un forte pessimismo per la situazione attuale, in particolare ha affermato che l’economia statunitense ha già iniziato a rallentare, mentre in Europa la recessione interessa già ben 5 stati, ossia Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia e Spagna.